Esame Avvocato 2017, nel corso dei fatidici tre giorni dell’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione forense, il nostro team ha proposto una soluzione schematica per ogni traccia.
Abbiamo scomposto ogni prova in:
- disciplina normativa;
- questioni sottese alla traccia;
- massima/massime di riferimento;
- conclusioni.
Abbiamo inteso fornire uno strumento essenziale, seppur certamente non esaustivo, per orientare l’aspirante avvocato che ha probabilmente consultato il Web per comprendere se avesse centrato quanto richiesto per il raggiungimento della sufficienza. Nei giorni successivi, molti candidati ci hanno contattato chiedendoci, in relazione ad ogni singola prova, se le soluzioni proposte fossero le uniche valide per il superamento dell’esame.
Le domande più frequenti sono state:
“Ho riportato una massima diversa, va bene lo stesso?”
“Ho eccepito anche la prescrizione. È un errore?”
“Nella parte relativa alla disciplina di riferimento ho indicato anche altre norme. Ho sbagliato?”
“Ho lasciato la soluzione aperta. Potevo farlo?”
“Ho sviluppato una sola questione, forse erano due. Mi bocciano?”
È necessario spendere alcune parole utili a delineare un quadro generale, valido per ogni singola traccia.
Non esiste, a priori, una soluzione giusta ed una sbagliata ma, certamente, esiste una soluzione ragionata ed una soluzione che pecca di logicità. La preparazione all’esame di abilitazione richiede l’acquisizione di un metodo che consenta di poter affrontare qualunque questione venga sottoposta al candidato. La formazione giuridica, anche quella più profonda, non è sufficiente a garantire il buon esito dell’esame. Ogni elaborato deve essere redatto rispettando un criterio logico argomentativo standard e deve avere una struttura snella, coerente, logica, efficace. Facciamo chiarezza utilizzando il modello schematico che abbiamo proposto in questi giorni. La disciplina di riferimento rappresenta il “biglietto da visita” del candidato. Il commissario, infatti, sarà certamente condizionato dall’impatto iniziale e, affinché prosegua incuriosito nella lettura, è fondamentale che venga centrata e che, laddove opportuno e necessario, la disciplina codicistica sia integrata con i precetti costituzionali ed eventualmente con la normativa sovranazionale.L’esame da avvocato non è un compito di matematica
Analizzate le norme di riferimento, il candidato avrà l’onere di individuare la questione o le questioni sottese alla traccia. Questo momento rappresenta la chiave di volta di ogni singola prova. Dall’individuazione della domanda chiave discende automaticamente il buon esito della parte successiva dell’elaborato giacché l’argomentazione logico-giuridica e la susseguente massima di riferimento costituiscono lo sviluppo naturale della questione sottesa. Possiamo immaginare quest’ultima come il grimaldello atto ad aprire la porta dell’elaborato. L’individuazione della massima, che tanta apprensione causa agli aspiranti avvocati, è, invece, il momento più semplice: se norme ed argomentazioni sono corrette, la massima si inserirà da sola nell’iter logico.
Indicare una massima piuttosto che un’altra, se l’orientamento è il medesimo, non è un errore.
Ad esempio, la pronuncia considerata risolutiva per l’atto di civile, Cass. Civ. n. 12508/2015, non fa altro che riaffermare un orientamento già consolidato nella giurisprudenza di legittimità con altri pronunciamenti degli anni precedenti. Pertanto, il candidato che avesse indicato una massima diversa che, tuttavia, si inserisce all’interno dello stesso filone giurisprudenziale, non ha certamente commesso un errore. Deve rilevarsi, infine, come parere pro veritate ed atto assolvano a due finalità diverse. Se nel primo non sono ammesse forzature, essendo richiesta una analisi asettica e schietta della problematica sottesa, con necessaria indicazione anche degli orientamenti sfavorevoli all’assistito, nell’atto, invece, stante la sua natura difensiva, possono essere apprezzate anche eccezioni difficilmente accoglibili e ricostruzioni giuridiche accolte dalla giurisprudenza minoritaria. Da quanto detto ne discende, chiaramente, una diversa struttura per ciò che attiene anche alle conclusioni.